Il 24 marzo, è stato presentato un progetto folkoristico, vincitore del bando “Migrarti 2018” del Mibact, denominato Acafold dal sodalizio Cosascuola, Materiali musicali Faenza e l’associazione dei camerunesi forlivesi (ACAFO). Lo scopo di tale progetto, che consiste nel creare un’orchestra che riproponga classici romagnoli con strumenti tradizionali dell’Africa, è di creare un’integrazione attraverso la musica. Ad informare i cittadini, è stato il giornale locale ForlìToday. Con una foto del presidente dell’ ACAFO, il dottor Cyrille Nokam, insieme al presidente Materiali Musicali Faenza, Giordano Sangiorgi, ForlìToday ha scelto di raccontare il progetto, ma i commenti sgradevoli con i quali è stata accolta la notizia dimostra ancora una volta fino a dove arrivano l’insicurezza e l’ignoranza di certi italiani. Eccone alcuni:
“Fatemi capire un po’. Sti strimpellatori di savana prendono le canzoni più belle fatte da veri romagnoli e le ripropongono in chiave giargiana? Bella merda”
“Per passare il tempo durante il tragitto nel barcone le studiano tutte”
“Mo basta con sta pugnetta dell’integrazione, BASTAAA!Integriamoli a casa loro”.
Questi sono alcuni dei commenti che i cittadini hanno giudicato giusto scrivere sotto ad un post che riguarda l’integrazione proprio a Forlì, città universitaria, che riceve più di mille studenti stranieri all’anno tra extracomunitari e scambi erasmus.
Ora, senza creare parallelismi con i commenti disumani del caso Ariel Kouakou, si è finora visto solo animosità nei confronti di qualunque nero abbia provato a superare i limiti dell’integrazione. Perché sì, ci sono limiti per quanto riguarda l’integrazione. Possiamo integrarci ma non possiamo diventare ministri (caso della Kyenge), possiamo integrarci, ma non possiamo diventare senatori (caso particolare del Chike Iwobi). Possiamo integrarci quanto vogliamo, basta che rimaniamo nei canoni imposti, cioè badanti, vu’ cumprà, addetti alle pulizie, operai. Da qualche decennio, esistono nuovi canoni che permettono a noi, nuove generazioni, di studiare e di laurearci, ma poi ci ricordano che c’è posto per noi solo nelle fabbriche. I nostri genitori hanno fatto gli operai per dare a noi la possibilità di fare di più e di integrarci per davvero. Ma il sistema rende tutto così difficile. Alcune volte sembra quasi impossibile ma dobbiamo credere in un futuro migliore dove le mentalità saranno più aperte.
Andress Kouakou