Tra le prime cose che si impara da bambini, c’è sicuramente l’andare in bicicletta. Chi non si ricorda delle mille cadute, delle prime gare tra gli amici e della sensazione di volare? Se la bicicletta è un mezzo scontato nelle società occidentali, lo stesso non si può dire di alcuni stati africani. Una bicicletta in Africa può davvero cambiare la vita di una persona. Dai ragazzi che devono percorrere ogni giorno chilometri e chilometri per andare a scuola, all’infermiera o il medico che deve assistere un paziente e un’intera comunità che può collegarsi con altri centri abitati distanti tra loro. Un mezzo così semplice come la bicicletta può fare davvero la differenza.
Ad accorgersi di questo è stata una ONG americana, la World Bicycle Relief, fondata nel 2005 a Chicago, grazie ad esperimenti fatti in Uganda e Tanzania. Con l’aiuto di sponsor e produttori, la ONG ha distribuito più di 23 mila biciclette robuste che avrebbero agevolato la vita di molti cittadini, tra cui medici e infermieri impegnati nella lotta contro l’ AIDS, studenti e insegnanti. Grazie a un programma sviluppato in Zambia, si sono potuti formare meccanici che hanno imparato a riparare le bici e avviato un’attività redditizia.
Con le due ruote la World Bicycle Relief sta portando un programma di cambiamento sostenibile in Africa.
Sulla stessa linea d’onda di cambiamenti in Africa, si è mossa la Francia con il Tour de France in Sudan, la prima edizione inedita di un evento sportivo organizzato dall’ambasciata francese il 1° luglio 2017 in collaborazione con l’Associazione dei Ciclisti Amatoriali Sudanesi, a Khartoum. Il tour era una corsa ciclistica lunga 104 km per la promozione della parità di genere e la lotta contro la discriminazione. Questo evento, non era solo una competizione, ma anche un modo per abbattere i pregiudizi sulle donne in bicicletta. “Generalmente le persone ci vedono come dei bambini – spiega Alsanosi Ahmed ciclista amatoriale, al reporter della BBC – pensano che siano i bambini a dover essere sulle bici e non gli adulti”. Anche le donne che hanno partecipato all’evento non sono state risparmiate dalle critiche perché, “le persone non apprezzano le donne in bicicletta per delle ragioni culturali e religiose” spiega la ciclista Fatma Elgabani “ma andare in bicicletta mi fa sentire libera”.
La seconda edizione dell’evento del 30 giugno 2018 ha visto una novità: due cronometri, uno per gli uomini e uno per le donne. Il percorso è stato un loop di 22 km tra Omdurman e Khartoum per gli uomini, 10 km per le donne, che a questa edizione hanno partecipato numerose.
La bicicletta ha contribuito ad emancipare moltissime persone nell’Africa nera.
Niamke N. Lynda