Se si dovesse descrivere questa città etiope, le parole da usare sarebbero mistica e sacra. Questa affascinante città è una delle città più sacre del nord Etiopia famosa per le chiese monolitiche scavate nella roccia viva. La popolazione di Lalibela è quasi completamente cristiana ortodossa e quello che c’è da sapere è che l’Etiopia fu una delle prime nazioni ad adottare il cristianesimo nel IV secolo.
Il clero etiope oggi dà per sicuro che la configurazione della Lalibela e i nomi degli edifici che la compongono siano una rappresentazione simbolica di Gerusaleme, perciò la città è stata costruita per ridare vita alla città santa. Ma la nascita di Lalibela e del suo complesso monumentale di dodici chiese è narrata da una leggenda: c’era una volta un bambino che nacque in una stirpe reale che venne avvolto da uno sciame di api e la madre interpretando questo come un segno del futuro glorioso da imperatore del suo bambino, lo chiamò Lalibela che significa “le api riconoscono la sovranità”. L’imperatore Lalibela venerato come un santo visitò Gerusalemme e volle costruirne una in risposta alla conquista della città dai musulmani nel 1187.
Ogni chiesa venne intagliata in un solo blocco di roccia per simboleggiare spiritualità e umiltà. Alla fede cristiana si ispirano molti aspetti del luogo, come ad esempio il fiume di Lalibela conosciuto come il fiume Giordano.
Il fiore all’occhiello della città è la chiesa di San Giorgio, ultima in ordine di costruzione e la meglio conservata: costruita su una pianta a croce, anche il tetto presenta tre croci che servono da elemento di decoro e da sistema di scolo. Tutte le chiese sono collegate da cunicoli sotterranee che sono simbolo del percorso di purificazione che va dal buio alla salvezza.
La città fu la capitale dell’Etiopia dalla fine del XII secolo al XIII secolo e le chiese scavate nelle rocce di questa città sono una parte importante della storia dell’architettura rupestre. Al di là delle chiese, la città è costituita da modeste abitazioni, le Tukul che hanno la tipica forma circolare delle abitazioni autoctone e il tetto di paglia.
Secondo le persone che l’hanno visitata, il modo migliore per girarla, passando per le piccole stradine, è a bordo dei tuc tuc.
Niamke N. Lynda