Disconnesse dall’ambiente circostante, affollate e costose oltre la media. Questa è la descrizione delle metropoli africane. Il trend dell’urbanizzazione è in costante aumento con i 472 milioni di persone che abitano nelle città.
Il mito del grande centro urbano, come ci insegna la storia, ha sempre attratto gli abitanti delle zone rurali che si muovono alla ricerca di un lavoro, una vita migliore e nuove opportunità o anche per sfuggire ai cambiamenti climatici che devastano la produzione agricola delle zone rurali. La vita nelle metropoli africane non è semplice, ma questo non impedisce ai giovani di vivere tra le mode e tendenze autoctone e quelle degli stati europei.
C’è stato un periodo storico abbastanza recente in cui molti giovani africani (soprattutto del Ghana, per quanto riguarda quello di cui sono stata testimone) avevano iniziato ad abbandonare la loro cultura e tradizione a causa dell’influenza delle modernità straniere. Ad esempio, alla musica tradizionale, highlife music, preferivano quelle importate, oppure nella moda prediligevano gli stili importati piuttosto che quelli locali. Ma oggi le cose sono cambiate. Nonostante la globalizzazione vediamo che per quanto riguarda il mondo artistico c’è un ritorno alle origini culturali. Oggi la moda africana ad esempio, è ispirata alle sue tradizioni, completamente etniche ma rielaborate in chiave moderna. Un esempio pratico è il coloratissimo tessuto locale (Kente o kita) che viene cucito non solo come da tradizione (Kaba and slit) ma anche in chiave moderna.
Anche la musica ha avuto la sua concorrenza, con l’avvento dell’Afro Trap, rap e altri generi musicali. Ma la novità sta nel fatto che sia cresciuto il numero di cantanti che producono canzoni o in lingua locale su beat di genere europeo, o mischiando le lingue piuttosto che cantare solo in inglese, francese o nella lingua dei colonizzatori.
La creatività africana è in piena diffusione: dall’architettura che va alla ricerca di nuovi modelli urbanistici alla moda, dall’arte alla cucina ecc… sono state lanciate tantissime e grandi tendenze. Per dirvene una, a Lagos (Nigeria) capitale della moda africana dal 2017, è stata lanciata nel 2016 la tendenza “the trad is swag”, da Wizkid.
Questa icona
pop locale nelle sue clip bling-bling abbandona i suoi jeans, le sue mutande
Versace e T-shirt per abiti tradizionali. Da lì nasce la nuova tendenza per i
giovani di Lagos.
Il trad è un vestito
tradizionale che per i Yoruba è di tre pezzi (Agbada) e per gli Igbo è una
camicia col colletto ricamato; questi erano abiti considerati per gli anziani e per la
gente rurale, indossati in momenti importanti come i matrimoni, e che ora si
indossano in ufficio, ad incontri di lavoro, nei video musicali, nelle
discoteche e anche nella vita di tutti i giorni.
L’Africa è un
continente con 54 stati diversi tra di loro per cultura e tradizione, le mode
della vita urbana variano in base allo stato che si prende in esame. Ma fatto
sta che se da una parte c’è una
riscoperta delle tradizioni, dall’altra parte i giovani sono i creatori delle
nuove tendenze cultralpop.
I giovani sono gli
attori chiave dell’Africa cosi come del mondo intero; segnano la loro presenza
localmente e mondialmente attraverso produzioni culturali popolari tra cui la
danza e youtube è molto spesso il loro canale di lancio. Questi sono dei creatori
culturali e fondatori di vere e proprie tendenze artistiche, a tal punto che molti artisti internazionali setacciano il
web alla ricerca di queste tendenze e danze africane. Un esempio è il gruppo di
ballerini di Kwaito (genere musicale elettronico e danza popolare famosa
nell’Africa australe) proveniente dal Mozambico, i Tofo Tofo, che sono stati
un’ispirazione per la clip di Beyoncé Who run the world (girls) del 2011.
Niamke N. Lynda