Il sesso fa parte degli argomenti poco discussi in Africa. Religioni, tradizioni ancestrali e buon costumi fanno sì che la sessualità sia un argomento tabù di cui non si dovrebbe parlare in pubblico, in particolare la sessualità femminile. Però nella regione dei Grandi Laghi, principalmente in Ruanda, esiste una tradizione tramandata da secoli. Essa pone il piacere della donna al centro dell’atto sessuale.
Secondo la leggenda raccontata in Ruanda, c’era una volta una regina di cui il marito era partito in guerra. Sessualmente frustrata, si ripiegò su una delle guardie del palazzo per placare il suo appetito. Spaventato dalle punizioni che avrebbe avuto nel caso si scoprisse la storia, la guardia avvicinò il suo pene tremolante al clitoride della regina. Ciò le provocò un orgasmo talmente forte che i flussi si sparsero e fecero nascere il lago Kivu.
Ecco come spiegata l’origine mitica di una pratica sessuale trasmessa da numerose generazioni. In Kiniyarwanda (lingua parlata in Ruanda, Burundi e nell’est della Repubblica Democratica del Congo), Kunyaza proviene dal termine “Kunyaraara” e significa “urinare”. Si tratta quindi di una metafora per definire le secrezioni vaginali dovute all’orgasmo. In termini semplici, il kunyaza è l’atto di un uomo di usare il suo fallo per picchiettare il clitoride, le labbra e l’entrata della vagina della donna. Questi colpetti sono fatti intorno alla vulva a movimenti circolari o a zigzag. Il risultato è un’insieme di sensazioni intense che portano ad un orgasmo femminile.
Questa pratica faceva parte dell’educazione della giovane donna in vista del matrimonio. Da qualche anno, è oggetto di un rinnovato interesse da parte dalla gioventù ruandese. Alcune femministe lo usano per una miglior educazione sessuale delle donne. Nel 2016, Olivier Jourdain ne fece un documentario intitolato “L’eau Sacrée”.
Fonte; Monwaih
Andress Kouakou