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FARAFINA'S VOICE

"La cultura non fa le persone. Sono le persone a fare la cultura. Il razzismo non dovrebbe esistere, però non vinci un biscotto se lo combatti" - Chimamanda Ngozie Adichie

Il premio nobel Abiy Ahmed contestato dai suoi connazionali

Ethiopia's Prime minister Abiy Ahmed speaks during a press conference at his office in Addis Ababa, on August 25, 2018. (Photo by Michael Tewelde / AFP)

Il primo ministro etiope in carica dal 2 aprile 2018, Abiy Ahmed è stato insignito l’11 ottobre del premio nobel per la pace 2019 per i suoi sforzi verso il raggiungimento della pace e della cooperazione internazionale, e in particolare per la sua iniziativa nel risolvere il conflitto con l’Eritrea nel 2018 rinunciando a pretese territoriali.

In un tweet del Comitato si legge “In Etiopia anche se rimane molto lavoro da fare, Abiy Ahmed ha avviato importanti riforme per dare a molti cittadini la speranza per una vita migliore e un futuro più luminoso. Come primo ministro, Abiy Ahmed ha cercato di promuovere la riconciliazione, la solidarietà e la giustizia sociale”. Allora se sembra aver fatto bene, perché sono scopiate delle rivolte in Etiopia?

Le proteste sono iniziate nella capitale Addis Abeba il 23 ottobre da parte degli Oromo, gruppo etnico dello stesso ministro, che oltre ad essere il gruppo maggioritario dello stato, è anche la più marginalizzata. Oltre ai motivi politici di fondo di queste rivolte (le riforme del primo ministro che hanno colpito gli altri due gruppi etnici etiopi gli Amhara e i potentissimi Tigrini) ci sono anche dei motivi territoriali: la città Addis Abeba che è in continua crescita rivendica sempre più terre e quelle degli Oromo sono appetibili; questi a loro volta rivendicano più potere e risarcimenti. Nelle sollevazioni , sono morte circa 86 persone tra etnia Oromo e Amhara e la situazione non sembra essere stata sedata.

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