La Liberia è nata nel 1800, dall’idea di una società filantropica americana che proponeva agli schiavi neri affrancati di tornare nel continente dei loro antenati.
La storia della Liberia, piccolo stato collocato nel sud della Sierra Leone, inizia quando l’American colonization society, costituita da funzionari bianchi, decide di incentivare e aiutare gli schiavi affrancati a tornare sul suolo africano.
Nel 1824, la capitale del nuovo stato è battezzata “Monrovia” in onore di James Monroe, quinto presidente degli Stati Uniti E La colonia viene chiamata “Liberia”, terra di libertà. Nel 1847, diventa la prima repubblica indipendente dell’Africa nera. Joseph Jenkins Roberts, che era stato il primo governatore nero della colonia, viene eletto presidente dello stato.
Quello che la storia si dimentica spesso di ricordare è che la Liberia non era una terra vergine. Vi ci abitavano già delle popolazioni locali e la convivenza non risultò facile. Durante la colonizzazione, i bianchi avevano saccheggiato le loro terre e poi date a un altro tipo di neri che erano chiaramente diversi da loro. Gli scontri tra gli autoctoni e i nuovi liberiani (americani liberiani) porta a un voto che dà il potere ai nuovi liberiani poiché gli autoctoni non avevano diritto al voto. Avranno diritto di voto solo nel 1945, ovvero un secolo dopo l’indipendenza del paese. Gli americani liberiani riproducevano il sistema di dominio di cui erano vittime negli USA (sfruttamenti, maltrattamenti, abusi mentali e fisici). Agli inizi degli anni 30, la SDN (società delle Nazioni Unite) accusò gli americani liberiani, grandi proprietari terrieri, di praticare la schiavitù nei confronti degli indigeni.
Una particolarità della Liberia è il suo legame molto forte con gli Stati Uniti. Il piccolo stato è immerso dalla cultura americana: il modello di repubblica istituito copia quello costituzionale americano, la bandiera ha una sola stella, ma le stesse righe rosse e bianche americane, la lingua ufficiale è l’inglese e la valuta è il dollaro liberiano.