Giovane, divertente e solare, John è un podcaster comico che ha, da poco, iniziato la sua carriera social. Da meno di un anno, dal suo primo podcast, il nostro invitato di questa settimana è nella TOP 15 comedy podcast in Italia. Affronta temi culturali, sociali e politici con tono allegro e particolare, a modo di Oh My John! A un mese dalla giornata della radio, andiamo a conoscerlo.
Ciao John! Come stai?
Sto benissimo Andress! Tu come stai? Quando vuoi, iniziamo eh.
Oh, guarda che oggi, sei tu ad essere intervistato eh. Quindi …
Ah scusami! Abitudine!
Va bene, ti perdono. Senti John, noi siamo curiosi. Potresti presentarti ai nostri lettori? Chi è John? Quanti anni ha? Da dove viene? Cosa significa OMJ?
Ciao lettori di Farafina’s Voice! Mi chiamo John, ho 26 anni, faccio il musicista da quando ho sei anni e da quasi un anno, faccio podcast! le lettere OMJ significano Oh My John, ma sono anche le mie iniziali Olaoluwa Modupe John. Sono figlio di un pastore e lavoro nella chiesa di mio papà. Siamo nigeriani. Io sono nato qua e purtroppo non conosco bene la Nigeria perché ci sono andato solo una volta quando ero un bambino. Non ricordo proprio niente di quella vacanza. Sono italo-nigeriano.
Quindi ti definisci più italiano che nigeriano?
Nì!
Okay. Dicevi che l’anno scorso, hai iniziato questa avventura. Da dove è nata quest’idea?
Mi è nata la passione circa 4 anni fa quando ho iniziato a seguire podcast internazionali. Ho preso spunto e mi sono ispirato dal primo podcat che ho ascoltato, il più bello del mondo, The Joe Rogan Experience. Però devo dire che ho cominciato i podcast perché sono una persona particolare: non ho tanti amici. Quindi i podcast mi sembravano un buon modo per raccontare la mia dimensione e dare la mia take* riguardo a certi issues**.
Usi molte parole inglesi nel tuo parlato, capisco da ciò che parli molto bene la lingua ufficiale del paese dei tuoi genitori. Cosa non ovvia per chi è nato qui e che non torna spesso in Africa. Allora, la domanda che mi viene da farti è come mai hai scelto di fare podcast in lingua italiana mentre avresti benissimo potuto farli in lingua inglese e raggiungere un maggior numero di ascolti, coinvolgendo più persone?
Perché penso che un errore che noi afroitaliani facciamo sia quello di limitarci sempre al nostro gruppo. Vogliamo sempre raggiungere solo la nostra comunità. Mentre secondo me, dovremmo essere più “inclusive”. Era importante per me dare questo messaggio: siamo afroitaliani e l’Italia fa parte della nostra cultura.
Cosa intendi per “inclusive”? Spiegati meglio.
Noi afroitaliani siamo cresciuti in mezzo al razzismo e alla discriminazione. Questo ci ha resi più forti, ma allo stesso tempo penso abbia limitato il nostro senso di appartenenza a questa terra. È da qua che nasce una mentalità sottomessa. Una mentalità che fatica a sentirsi italiano tanto quanto un bianco perché gli è sempre stato rinfacciato di non esserlo a causa del colore della sua pelle. Una mentalità che genera crisi d’identità. “All inclusive” vuol dire uscire finalmente da questa crisi d’identità per abbracciare completamente entrambe le culture
Ah okay! Quindi vorresti dire che quando noi, seconde generazioni, pensiamo a un progetto, lo pensiamo troppo africano e invece dovremmo pensarlo afroitaliano? Ho capito bene o sono pazza?
Non sei pazza.
Meno male! Quale consiglio daresti quindi alle nuove generazioni che stanno intraprendendo, creando nuovi progetti e buttandosi in nuove sfide?
Intanto vorrei ringraziarti per la domanda perché non mi reputo una persona esperta e degna di dare consigli. Ma vorrei che noi giovani avessimo passione e fossimo costanti in quello che facciamo. Dobbiamo lavorare duramente e avere una mentalità aperta. Noi rinfacciamo sempre agli italiani di essere chiusi, ma cosa facciamo noi per permettere loro di aprirsi? Cosa stiamo facendo per rompere la barriera tra noi e loro?
Okay, torniamo al bellissimo lavoro che fai. Come e dove hai imparato a montare i video? I tuoi argomenti sono molto d’impatto. Sono provocatori, polemici e istruttivi. Ma come li scegli? Per quanto tempo ci pensi? Quanto ci impieghi per creare un podcast?
Ho imparato da solo. Guardando su internet. Passavo ore e ore in biblioteca per documentarmi e imparare come montare i video. Ho poi comprato il materiale e ho iniziato. Per quanto riguarda i miei argomenti, faccio una ricerca online e ne parlo. Come mi vedi in video, è così che sono nella vita reale. Poca gente riesce a capirmi e infatti, non ho tanti amici. Ci vuole tempo per pensare, cercare le parole giuste per non offendere, discriminare e creare malcontenti.
Cavolo, è finito il tempo. Dai John, raccontaci un aneddoto.
Beh, ogni volta che registro un podcast, succede qualcosa. La gente che mi segue non sa che sono un ragazzo che fa finta di sapere quello che fa. Non immagini quante volte ho registrato puntate intere senza accorgermi di non aver acceso la telecamera. Poi la volta in cui, registravo uno dei miei migliori podcast ed è saltata la luce? Troppe cose!
Sei forte! Grazie per il tuo tempo, John!
Grazie a te Andress. Spero di non aver detto troppe sciocchezze.
Chi lo sa!
*Soluzione **Problemi