Ogni figlio di immigrati o ragazzi migrati in Italia da piccoli potrebbero tranquillamente ritrovarsi nelle pagine di questa opera autobiografica della scego.
Tre ragazzi nati a Mogadiscio cercano di ripercorrere le strade della loro infanzia in Somalia, ma i ricordi di Igiada sono legati alla città eterna dove è nata e cresciuta: Roma. A questi ricordi si allacciano anche quelle della sua famiglia immigrata quando il colpo di stato di Siad Barre costrinse il padre ministro degli esteri ad andare in esilio in Italia negli anni del fascismo. Sembra una storia di immigrazione come tante, ma il tempo storico è uno di quelli difficile. Igiaba conosce la sua terra d’origine attraverso i racconti della madre e i ricordi nostalgici dei fratelli e l’infanzia che ricorda è quella passata tra i banchi di di scuola dove era sommersa di insulti per il colore della sua pelle.
Igiaba è la voce delle tante seconde generazioni che sospesa tra il fascino delle suo origini e l’amore per la terra che conosce nonostante i suoi pro e contro, racconta cosa significa smantellare la propria casa e portasela dietro in un paese nuovo, le difficoltà nell’essere accettati e amati per come si è.
Il libro mette in luce con originalità i problemi dell’immigrazione, dell’identità culturale delle seconde generazioni, dei nuovi cittadini che si tale non solo sulla carta ma anche nel cuore.