«Il suo nome era Yasuke. La sua altezza era di un metro e 88 centimetri. Era nero e la sua pelle era come il carbone». Così Matsudaira Ietada, samurai al servizio del feudatario giapponese Oda Nobunaga, descriveva sul suo diario l’incontro con Yasuke, il primo nero a mettere piede sul suolo giapponese. Arrivato attorno al 1467 come schiavo nella terra del sol levante con un nome diverso, Yasuke era destinato a diventare il primo samurai di origine straniera della storia del Giappone prima dell’europeo William Adams.
La storia di Yasuke è documentata in diverse fonti ufficiali, tra i quali la Histoire Ecclesiastique Des Isles Et Royaumes Du Japon, scritta dal padre gesuita François Solier. Quali siano le vere origini di Yasuke, non si sa di per certo, ma alcuni studiosi lo identificano come etiope, angolano o congolese per il colore nero cenere della sua pelle e la sua imponente corporatura. Tra le varie teorie spicca quella di padre Solier stesso che fa risalire le origini di Yasuke all’Ilha de Moçambique, isola del nord Mozambico capitale della nazione in epoca coloniale portoghese. Da questa isola Yasuke sarebbe partito da giovanissimo come servo del gesuita italiano Alessandro Valignano, ispettore delle missioni gesuite nelle Indie, con il nome di Yusefe per arrivare ancora 26enne a Kyoto, l’allora capitale del Giappone, dove ha destato moltissima curiosità.
Il programma giapponese Discovery of the World’s Mysteries nel 2013, avvalendosi delle teorie del padre gesuita Solier, lo ha identificato come appartenente a un membro dell’etnia Makua, autoctona del Mozambico o agli Yao un gruppo etnico che stava a contatto con i portoghesi, da cui il suo nome Yasuke: YAO + suffisso maschile giapponese SUKE.
Si racconta nelle cronache che la sua presenza aveva fatto impazzire i giapponesi e portato a vari disordini tra la folla di curiosi che si accalcavano fuori dalle mura del tempio in cui era ospitato, per ammirarlo e che alcuni morirono nella calca; e che Oda Nobunaga, il Signore della Guerra che all’epoca aveva riunito sotto il suo dominio buona parte del Giappone, venuto a sapere della sua esistenza e spinto dalla curiosità di questo uomo diverso da tutti, volle conoscerlo e fu proprio lui a battezzarlo Yasuke.
Si racconta che anche se Nobunaga fosse un uomo di mentalità parte, era abbastanza scettico nei confronti dello straniero e sospettava che il colore della sua pelle fosse un imbroglio; perciò fece spogliare completamente Yasuke e gli ordinò di lavarsi davanti a lui. Di fronte all’evidenza di trovarsi al cospetto di qualcosa di mai visto, Nobunaga inizia ad apprezzare l’aspetto, il portamento, e una forza «dieci volte superiore» a quella degli uomini normali. Compiaciuto dell’uomo nel suo regno, gli offrì una katana, il porto d’armi e lo nominò samurai: il primo della storia ad essere uno straniero. Yasuke servì a lungo il daimyo più potente dell’epoca, ha combattuto per lui e lo difese fino all’ultimo.
Dopo la morte di Nobunaga, Yasuke lottò per il figlio erede di Nobunaga, Oda Nobutada, resistendo all’assedio dell’Akechi, generale dell’esercito di Nobunaga che bramava il potere, fino a che Nobutada non si è suicidato. Solo a quel punto Yasuke, che al di là del nome e dell’armatura non aveva poi molto di giapponese, preferì arrendersi e dare la katana all’Akechi. Questo però la rifiutò con disprezzo, definendo Yassuke una «bestia» indegna persino di un’esecuzione capitale, e lo rispedisce ai gesuiti.
Secondo alcuni quel razzismo così insolito per il Giappone dell’epoca fu un pretesto per risparmiargli la vita, ma la storia del samurai nero, però, era già finita così come era iniziata, tra le braccia dei frati cristiani. Senza katana né armatura, ma con lo stesso spirito indomabile e la stessa forza sovrumana con cui era nato.
Vi segnaliamo il Libro African Samurai: the true story of a legendary black warrior in feudal Japan di Geoffrey Girard e Thomas Lockley e il film Yasuke con Chadwick Boseman, l’attore protagonista di Wakanda.