• Mer. Feb 12th, 2025

FARAFINA'S VOICE

"La cultura non fa le persone. Sono le persone a fare la cultura. Il razzismo non dovrebbe esistere, però non vinci un biscotto se lo combatti" - Chimamanda Ngozie Adichie

Blackface: quando la TV italiana ricalca quella americana dell’800

Avrete sicuramente letto dell’attacco del trapper milanese di origine tunisina Ghali al programma Tale e quale show, in cui un concorrente alla finalissima ha usato la blackface contro di lui.

Nel mondo non lo fa più nessuno e gli atri paesi scrivono articoli su di noi. Lo spettacolo non ha bisogno di questo. In America, per denigrare le persone di colore, si dipingeva la faccia di nero a un bianco per spaventare i bambini; erano attori bianchi che si travestivano da persone di colore e compivano atti osceni. E’ ora di finirla.

Questo episodio ha portato sotto i riflettori un’altra volta un fenomeno che era diffusissimo nel 19° secolo in America, un fenomeno che evidenziava gli stereotipi del razzismo americano. Oltre a quanto è successo con Ghali, possiamo trovare molti esempi nella storia della televisione italiana, comunque dico “un’altra volta” perché quest’estate anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva (volontariamente o involontariamente chi lo sa?) fatto sollevare un polverone sul tema, dopo aver postato sui social una foto che lo ritraeva molto abbronzato, in compagnia del Consigliere di Stato e Ministro degli Esteri della Cina Wang Ying. Al polverone mediatico il Ministro italiano risponse:

Ragazzi… prometto che la prossima estate, metterò la crema 50. E grazie per avermi reso questa giornata più leggera.

Questo commento però ha portato a una dura reazione del New York Times con un articolo firmato da Emma Bubola e Gaia Piangiani:

Negli Usa chi fa ironia sul blackface si dimette o viene licenziato. La pratica è diventata tabù anche nella maggior parte dell’Europa, dove è considerata per lo meno altamente offensiva. Ma forse meno in Italia, dove gli artisti appaiono ancora in televisione in blackface per interpretare personaggi importanti come Louis Armstrong o Beyoncé. L’anno scorso, la compagnia aerea italiana Alitalia ha pubblicato un annuncio che mostrava un attore che indossava la faccia nera per interpretare l’ex presidente Barack Obama.

Ora facciamo un passo indietro. Che cos’è la blackface? Come detto prima è un fenomeno che nasce in America ed è da circa 200 anni che attori banchi si dipingono di nero per imitare e deridere gli schiavi africani negli show televisivi. Questo era un atto razzista all’ora e per me lo è ancora oggi visto che porta con sé una lunga storia di stereotipi e discriminazioni, di schiavismo e colonialismo. La blackface infatti, non è solo dipingersi di nero e vestirsi come un nero, anzi è un fenomeno che va oltre l’aspetto fisico in quanto porta anche all’imitazione delle attitudini delle persone, con il risultato di una grottesca caricatura di africani e afrodiscendenti. La blackface ha poi portato a quello che è stato definito come iconografia darky, che consiste nel dipingere gli africani con la pelle nera come la pece, le labbra grosse e rosse, denti e mani bianchi. Questo modello iconografico era molto gettonato anche in Italia durante il fascismo che lo usava nei documentari e nei fumetti per raccontare la spedizione coloniale in Africa.

Tutto questo ha lasciato in eredità la denigrazione della popolazione nera, l’ignoranza sulla nostra cultura e sulle nostre tradizioni che sono sempre state ridicolizzate. Tanto si sa che il nero è sempre stato ed è ancora considerato inferiore al caucasico in tutti i campi della vita, ma questo non toglie il fatto che nel 21esimo secolo, dopo anni e anni di lotte per l’uguaglianza pagati anche con il sangue (negli States), e non ancora totalmente raggiunto, si debba ancora portare sotto i riflettori fenomeni così discriminatori. E in questo, mi trovo pienamente d’accordo con il pensiero di Ghali. Manca la cultura, la conoscenza e il rispetto dell’altro anche se diverso. Sullo show di Carlo Conti, che personalmente non guardo, viene da chiedermi: piuttosto che dipingere i concorrenti con un risultato che lascia a desiderare, perché non vengono presi neri doc? Di sicuro l’Italia non è carente di neri con una bella voce e talento musicale, ma se fare questo è difficile, allora bisogna veramente riflettere sul messaggio che un programma del genere dà realmente.

Di Lynda Niamke

Dottoressa in Lingue e culture per l’editoria e in Giornalismo e cultura editoriale. Nata in Costa d'Avorio trasferitasi in Italia all'età di 8 anni, vi ha seguito tutta la sua formazione scolastica. L' amore per l'Africa, la port a fare un'esperienza in Ghana, dove perfeziona quelle che sono le sue conoscenze e competenze orali e tecniche nell'ambito del giornalismo.

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