Tessuti, latte, pirottini, spazzole, pettini e accessori per i capelli sono solo alcuni degli oggetti che tra le mani di Thandiwe Muriu diventano vera e propria arte.
Muriu è un’artista Keniota che ha fatto del riciclo la sua vocazione e l’amore per il suo continente ispira i suoi progetti straordinari quanto psichdelici. Nata a Nairobi nel 1990, Muriu ha avuto un’educazione improntata all’autodidattismo e imparando dal padre: cambiare gomme alle macchine e aggiustare oggetti rotti erano la sua quotidianità, fino a quando, a 14 anni scopre grazie al padre le macchine digitali reflex. “Fù amore a prima vista”. Seguendo le orme del padre, formandosi sui libri e documentandosi online, Muriu si è pian piano fatta strada nel mondo dell’arte fotografica fino a lavorare come professionista dall’età di 17 anni. A 21 anni firma il suo primo contratto internazionale “Camo” e con i suoi scatti hanno riscontrato grande successo convincendo anche i più gandi collezionisti d’arte.
Muriu mette in mostra quello che è il continente africano, un mix di culture, tradizioni e bellezza diverse ma tra loro convergenti, creando illusioni surreali che sono pura fotografia e non manipolazioni digitali. La tecnica usata è quella del camouflage in cui scatto e sfondo si interseccano in una comistione di colori vibranti che fanno si che i soggetti (la figura femminile) risaltino ancora di più.
Le mie immagini sono un riflesso diretto del calore e della cordialità del popolo keniota.
Uno degli scopi della Muriu è quello di mostrare un’estetica diversa dell’identità femminile e la percezione di sè e cerca di dare una definizone all’emancipazione.
Durante il mio percorso fotografico ero sempre attratta dal colore e dalla donna african (…) ho scoperto rapidamente un’ossessione per i motivi che sono culminati nella serie Camo
Con una carriera artista fresca e giovane, la Muriu ha presentato i suoi lavori in molte collezioni private e pubbliche in diversi stati europei e musei come il Moma e il Tate hanno comprato alcune sue opere.