Il giovane medico legale Kayo viene trasferito a Sonokrom, un villaggio remoto di Accra, insieme al suo collega Garba, per investigare sul ritrovamento di strani resti nella capana di Kofi Atta, il coltivatore di noci di cocco. ll ritrovamento misterioso viene fatto dalla fidanzata del ministro del lavoro, che di passaggio in Sonokrom, inseguiva un uccellino dalla coda blu. La risoluzione di questo mistero ha dunque delle implicazioni politiche sia per kayo che il suo capo, l’ispettore generale Kondor, un poliziotto corrotto che non vuole nient’altro che la sua ascesa sociale. Il tempo è vitale e le prove non possono essere raccolte senza la cooperazione degli anziani del villaggio, ma il loro mondo funziona con parametri diversi dal mondo cittadino.

Tail of the blue bird è il romanzo di debutto del poeta ghanese Nii Ayikwei Parkes che ci presenta un omicidio misterioso e originale; una storia avventurosa che si muove oltre i semplici fatti oggettivi. Tail of the blue bird è un romanzo saldamente ancorato alla moderna società ghanese che mescola però la vita urbana a quella rurale creando un ponte tra le diverse culture, lingue e tradizioni spirituali. Questo romanzo è un’insolita tessitura tra la modernità quindi scienza incarnati in Kayo e le tradizioni ancestrali quindi credenze, rappresentati dal popolo del villaggio di Sonokrom, che si trovano a dover risolvere quello che non sarebbe mai stato un caso semplice.
La scena iniziale viene raccontata dal punto di vista di uno dei personaggi principali, l’anziano del villaggio Opanyin Yaw Opoku, che dà subito al lettore una versione della storia fuori dal mondo. Nii Parkes spinge velocemente il lettore in questo mondo così diverso e misterioso. La descrizione che fa del paesaggio di Sonokrom (un villagio reale del nord del Ghana) è molto evocativo. Si può, infatti facilmente immaginare la presenza e il potere degli spiriti ancestrali.
I suoi personaggi Kayo e Garba così come altri personaggi centrali del villaggio, sono ben delineati. Hanno un carattere accattivante e affettuoso, ma allo stesso tempo sorprendenti.
Una caratteristica particolare di questo romanzo è la lingua utilizzata: un misto tra inglese, pidgin, twi (lingua locale) e una lingua di pura invezione, che insieme destabilizzano il lettore di primo impatto, ma pagina dopo pagina diventano facili da decifrare. Non ci sono spiegazioni dei termini ma l’autore trova un modo originale di farli capire attraverso il contesto. Qui sta la bellezza di questo romanzo: descrizioni fantastiche che si intersecano con i dialoghi al limite del surreale tra gli abitanti del villaggio.
Consiglio questa lettura perché descrive il modo di vivere e pensare delle persone in molte zone dell’hinterland africano ed è molto interessante vedere come la linea sottile tra il mondo reale e quello mistico siano entrambi parte integrante del mondo moderno.
Questo romanzo è stato tradotto anche in lingua francese con il titolo di Notre quelque part, dalla traduttrice Sika Fakambi.

