Il Katanga, Provincia del Sud-Ovest della Repubblica democratica del Congo, ha una delle miniere più ricche del globo terreste, ma la popolazione continua a vivere in una povertà estrema. Ogni decennio, queste ricchezze attirano molti stranieri in Congo-Kinshasa.
Negli anni 70, i giapponesi fiutarono l’affare e si interessarono a quelle terre per il rame e il cobalto. Violarono le terre, ma non solo, violarono anche la fiducia delle indigene.
Nei villaggi, numerosi piccoli cimiteri accolgono i cadaveri dei neonati. Le donne raccontano come i loro bambini blasian morirono subito dopo la nascita. Una situazione strana che accomuna le morti dei figli mulatti di tutte quelle donne è la presenza nel reparto natale di un medico e di un’infermiera entrambi giapponesi. Una volta nato, il bambino veniva sottratto alla madre dall’infermiera con il pretesto di analisi e cure. Ovviamente con la complicità del padre, il neonato veniva avvelenato e ridato alla madre come se nulla fosse. Lei che aveva partorito un bambino sano, tornava a casa con un bambino moribondo. Tutte affermano di aver dato alla luce dai 5 ai 7 figli sani e ancora vivi, ma solo la prole giapponese non è sopravvissuta.
Fortunatamente, non riuscirono a eliminare tutti i bambini. Alcune donne, avendo capito quello accadeva, scapparono e si nascosero nelle foreste per salvare la vita ai figli. Questi bambini, oggi adulti, hanno creato un’associazione e si fanno chiamare “i superstiti“. All’anagrafe, non c’è nessuna traccia della loro esistenza. Alcuni di loro cercano di indagare sull’identità del genitore che manca all’appello rivolgendosi ai minatori in pensione che hanno lavorato con i giapponesi. A loro, i colleghi asiatici facevano certe confidenze: la costituzione giapponese non permetteva ai suoi cittadini di avere figli di altre razze e quindi bisognava farli sparire.
Per rivendicare i loro diritti, “i superstiti” si sono avvallati dei servizi di un avvocato, L’onorevole Chokwe, deputato all’assemblea nazionale. L’avvocato chiese ad una commissione parlamentare di indagare sulla faccenda, ma l’inchiests non venne mai attuata e il governo giapponese tacque sull’affare.
Rimasti solo meno di 50, “i superstiti” lottano per sopravvivere. Non hanno né i soldi, né il tempo per fare luce sui misteriosi decessi infantili avvenuti nel Congo degli anni 70.
