Piangono, urlano e si buttano per terra ai funerali di perfetti sconosciuti. Sono tante le donne sollecitate dalle famiglie dei defunti per piangere e dare dell’importanza al deceduto.
Una tradizione che risale all’Antica Roma, quella delle prefiche dove all’ora precedevano i portatori di fiamma, cantando lamenti funebri e innalzando lodi al morto. Alcune si spingevano a graffiarsi il viso o a tagliarsi ciocche di capelli. Sebbene l’uso di queste donne fu proibito dalla legge delle XII Tavole compilate nel 451-450 a.C., nell’Italia meridionale la tradizione si conservò fino agli anni ’50.
In Costa d’Avorio, è nato un vero e proprio commercio di prefiche professionali. Per guadagnarsi da vivere, si fanno pagare per lamentarsi ai funerali di persone che non conoscono. Prima di ogni performance, si allenano e ripetono come fanno gli artisti e proprio come loro, le prefiche hanno un manager. Perché quella di saper piangere è un’arte.
Ai microfoni di France 24, Nathalie Zouzouan, un’artista delle lacrime da più di 40 anni, spiega: “Questo mestiere, io l’ho scelto perché mi piace. Alcune volte, sono seduta così e piango”. “Affittare” una prefica costa tra 200 mila e 300 mila franchi CFA cioè 300 o 400 euro a funerale. “Canto, ballo, piango. Sono talenti acquisiti dai miei genitori”.
L’arte di piangere in pubblico è infatti una tradizione tramandata da madre a figlia dai Bété, un’etnia del centro-ovest della Costa d’Avorio appartenente alla tribù dei Kru.
Il sogno di queste donne è di farsi conoscere e iniziare addirittura una carriera internazionale.
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Andress Kouakou
