
Un Percorso fuori dal comune quello di Axel-Emmanuel Gbaou che dopo gli studi in scienze politiche e in diritto pubblico all’Università di Cocody a Abidjan, capitale della Costa d’Avorio, ottenne un master in fiscalità per poi fare il suo ingresso nel mondo bancario. Ma, dopo essersi reso conto della carenza di cioccolatieri nel suo paese, primo produttore di cacao al mondo, il trentenne, conosciuto anche come le chocolatier ivoirien, decide di prendere lezioni dal grande cioccolatiere ivoriano Koné.
Nasce così l’azienda Instant Chocolat che “mirò fin da subito a trasformare il 10% della raccolta dei coltivatori di cacao riuniti in una cooperativa, in cioccolato pronto all’uso pubblico”, spiega lo stesso Gbaou cofondatore dell’impresa. Uno degli scopi di tale progetto era di insegnare le tecniche di selezione dei chicchi, le misure igieniche durante le trasformazioni nonché tecniche di tostatura. Questo avrebbe permesso di creare delle fabbriche di cioccolato in zone rurali e quindi di accrescere il guadagno dei produttori e di farli conoscere il prodotto finito. È ben vero che l’Africa produce il 70% del cacao che serve per il cioccolato mondiale però è tra gli ultimi consumatori di cacao al mondo.
Come portare gli africani a mangiare il cioccolato? Prima, bisogna farglielo conoscere. Tante sono le persone che pensano che il cioccolato sia un prodotto per ricchi e quindi inaccessibile. Allora il giovane cioccolatiere e il suo team cercano di renderlo accessibile attraverso il confezionamento, “vestendolo” come gli africani, con tessuti tipici etnici quali Dashiki (Africa dell’ovest), Faso Dan Fani (Burkina Faso), Kente (Ghana, Costa d’Avorio), Lépi (Guinea Conakry).
Nella slideshow qui sotto, Farafina’s Voice vi propone qualche pezzo della collezione di Gbaou. Se vi interessa vederne altri, li ritrovate su Instagram con l’Hashtag #CocoaRevolution.
Andress Kouakou