La pratica della modifica volontaria del corpo umano è una parte integrale della cultura africana in quanto, nell’antichità così come ancora oggi, era un modo per riconoscere e distinguere le persone identificandone il gruppo etnico a cui appartengono. Per i nostri antenati i nomi non erano abbastanza validi come mezzo, ma le scarificazioni si. Esse permettevano di identificare la famiglia, clan, gruppo etnico ai quali si apparteneva.
Tra le varie scarificazioni (le cicatrici come segno di bellezza, il diastema come simbolo di perfezione, simmetria e bellezza, il tatuaggio delle gengive, ecc), troviamo quella della scultura o affilatura dei denti. Pratica comune all’Africa centrale, orientale e meridionale nel 18° secolo, il rituale persiste ancora presso i Makonde, un gruppo etnico presente nel sudest della Tanzania e nord Mozambico; i Bpoto e i Zappo Zap della RD congo; i Bemba della Zambia, i Yao del Malawi e altri gruppi etnici dell’Africa Centrale.
Le ragioni alla base della scultura dei denti varia da gruppo etnico all’altro: presso alcuni gruppi del Congo, Gabon, Africa centrale è un rito di passaggio per i giovani dalla pubertà all’età adulta; per altri fa parte dei loro usi e chiunque nasceva in quel particolare gruppo, doveva avere i denti scolpiti in un modo preciso. Presso le tribù indigene del Sudan la pratica è fatta come protezione spirituale o per avere più forza spirituale.
Ai motivi tribali e spirituali si allega anche quello di assomigliare agli animali, soprattutto ai coccodrilli per dimostrare la propria forza virile. Dagli Upoto del Congo, la scultura dei denti viene fatta in base al sesso: agli uomini viene scolpito un solo dente mentre alle donne più di uno, specialmente dopo essersi sposate per sottolineare la loro bellezza.
Questa pratica ha suscitato curiosità negli occidentali dell’antichità a tal punto che Ota Benga, un ragazzo congolese è stato portato in America dall’antropologo Samuel Phillips Verner, per essere esposto in un’esibizione antropologica in Louisiana nel 1904 e nell’esposizione umana dello zoo del Bronx nel 1906.
Oggi si parla di scarificazione con accezione negativa, ma nell’antichità non era proprio così.
Niamke N. Lynda