Il mondo sta andando a fuoco, che sia giunta l’apocalisse? L’Artico è andato a fuoco, l’Amazzonia è andata a fuoco e ora si scopre che anche l’Africa sta lottando tra le fiamme. Non ieri, ne l’altro ieri ma ben sì da Luglio, più o meno in concomitanza con l’incendio siberiano. E chi ne ha parlato? Nessuno. Ora l’intento di questo articolo non è fare polemica su quanto l’Africa ancora una volta abbia una pochissima presa mediatica in Italia (lasciatemelo dire: si parla dell’Africa quando fa un caldo bestiale e quando arrivano gli immigranti, fine.), ma è quello di mettere sotto più riflettori possibili la crisi ambientale che il mondo sta affrontando in questi anni.
Andando in ordine cronologico degli eventi, tra giugno e luglio in Groenlandia, Siberia, Canada e Alaska si sono sviluppati 100 incendi di portata fuori dall’ordinario. A pensare a questi luoghi, non si direbbe nemmeno che questo fenomeno potesse avvenire e invece con l’innalzamento delle temperature di oltre 10° i boschi hanno preso fuoco. Gli incendi inoltre aumentano ancora di più le temperature già alte e concorrono a velocizzare lo scioglimento dei ghiacciai oltre a rilasciare una molle di CO2 smisurata. Diamo un po di numeri: nel giro di due mesi questi incendi hanno diffuso circa 100 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Una quantità paurosa se si considera che questa quantità viene prodotta circa nell’arco di un anno da stati ecofriendly come il Belgio.
Anche la foresta pluviale in Congo e Angola è in fiamme, da metà luglio. Si sapeva, ma non si è detto niente e forse sta bruciando più dell’Amazzonia. Secondo i dati raccolti dai satelliti della Nasa, ci sono stati 10 mila incendi tra Angola e Congo causati dagli agricoltori con lo scopo di creare nuovi pascoli e preparare i terreni alle colture.
In Amazzonia invece, non si parla solo di innalzamento delle temperature, ma anche di una linea politica anti-ambientale che ha portato al collasso del polmone del nostro pianeta. Come ben si sa l’Amazzonia produce il 20% dell’ossigeno terrestre, ma con la ‘deforestazione in nome della civiltà’ che ha avuto un’impennata sotto il governo Bolsanaro e la mala gestione delle politiche ambientali, gli incendi scoppiati hanno portato alla morte di uomini, animali e piante.
Tutti questi incendi, che siano dolosi o meno sono un pericolo per il futuro del pianeta e di fronte a queste emergenze i patriottismi e nazionalismi devono essere messi da parte per lottare tutti insieme. Non possiamo andare fisicamente in Amazzonia o in Africa ad aiutare a spegnere gli incendi, ma possiamo rivolgere le nostre preghiere, i nostri pensieri a quegli uomini e donne che stanno mettendo a rischio le loro vite per salvare tutte le nostre; ai “guardiani della terra” e agli animali che non hanno più una casa e che hanno perso la vita. Noi di Farafina’s voice vi siamo vicini.
#prayforamazonia #prayfortheworld