lunedì 2 settembre è stato un’altra giornata nera per il Sudafrica. Infatti Johannesburg, la più grande città del paese, e Pretoria, la capitale, sono state il centro di una serie di violenze e saccheggi di carattere xenofobo conclusasi con una decina di arresti.
Per diverse ore, centinaia de persone, armate di manganelli e di pietre, hanno preso d’assalto i negozi del centro città incendiandoli e svaligiandoli. La polizia è intervenuta con dei gas lacrimogeni e degli spari di pallottole di plastica per disperdere gli aggressori. Le rivolte sono iniziate la domenica sera dopo la morte di tre persone nel misterioso incendio di un edificio nel centro di Johannesburg, per poi diffondersi in altri luoghi della città e a Pretoria, sita a sessanta chilometri da “l’epicentro”. Secondo la stampa locale, molteplici negozi appartenenti a stranieri sono stati incendiati nella capitale. La polizia ha annunciato di aver arrestato 70 persone e di aver constatato l’omicidio di un civile durante circostanze ancora poco chiare.
Episodi di questo genere si sono già verificati in passato. Le comunità di immigranti sono spesso vittime di aggressioni perché accusate di essere responsabili delle difficoltà economiche e dell’alto tasso di disoccupazione del paese. Il ministro della polizia sudafricana, Bheki Cele, ha stimato che le violenze di lunedì erano più criminali che xenofobi. Invece, il ministro nigeriano degli affari esteri, Geoffrey Onyeama, ha accusato i rivoltosi di aver mirato intenzionalmente Ai negozi dei cittadini nigeriani presenti in grande numero nella città. “Basta! Prenderemo provvedimenti”, ha twittato. Il professore Vusumuzi Sibanda, che dirige il forum della diaspora africana creato in seguito a precedenti attacchi xenofobi, ha incolpato gli uomini politici di aver lasciato il rancore installarsi tra le comunità.
In risposta alla xenofobia manifestata dai sudafricani, i nigeriani hanno risposto con atti di vandalismo al gigante di telecomunicazione MTN presente su gran parte del continente.