In Africa, procurarsi i servizi di una domestica o di una governante, non necessita di innumerevoli pratiche o di costi insostenibili come in Occidente. Infatti, tutti possono usufruire dell’aiuto di una piccola domestica. Ce ne sono per ogni faccia economica; tutto dipende dal luogo da cui provengono. Le padrone di casa o le Madame* si recano nei villaggi precari per assumere le ragazze perché lo stipendio richiesto da loro è sempre più basso rispetto a quelle già presenti nelle città e sanno come prendersi cura di una casa. La precarietà nella quale vivono, le costringe a sentirsi fortunate di essere state scelte per un lavoro in città e le fa sognare un possibile futuro migliore per loro e per le loro famiglie. Si sentono ancora più privilegiate quando il lavoro che le viene offerto si svolge in paesi del medio oriente come il Libano, L’Arabia Saudita e la Libia. Peccato che per la maggior parte del tempo, vanno incontro a padroni schiavisti.
Vittime di un giro di traffico di schiave, le serve del Libano vengono reclutate, per la maggior parte, in Africa occidentale francofona: Costa d’Avorio, Mali, Senegal e Burkina Faso. Però, come spiega Wadih AL-ASMA, responsabile del centro libano dei diritti umani a Beirut, le leggi libane non proteggono le domestiche straniere. Una volta entrate sul territorio, in quanto non registrate, si vedono ritirare i passaporti dai padroni e si ritrovano così imprigionate in Libano, alla merce di quest’ultimi. Secondo alcune testimonianze di sopravvissute tornate a casa, l’approccio iniziale dei reclutatori, nel loro paese, avviene in modo così gentile e innocente da distogliere il pensiero da una possibile fregatura. Raccontano di lavorare in case diverse nella stessa giornata. Alcune raccontano di aver lavorato per giorni interi senza riposo, altre di esser state violentate e stuprate.
Il Libano conta oltre 250 mila domestiche che non godono di nessuna protezione giuridica. Nel gennaio 2015, è nato il primo sindacato per le domestiche straniere che è tutt’ora non riconosciuto. Le domestiche sono sottomesse al sistema della Kafala, ovvero del tutoraggio, che le impone di avere un garante: non appena manifestano il desiderio di lasciare il loro padrone, si ritrovano clandestine e quindi penalmente perseguibili.
Il consiglio dato da AL-ASMA alle ragazze è quello di non venire nel Libano per questo lavoro perché le leggi non le tutelano e per quelle già presenti sul territorio, è quello di contattare possibilmente le proprie ambasciate o una qualsiasi ONG in grado di gestire la situazione e di aiutarle a tornare a casa.
*Signore che si occupano del reclutamento delle domestiche nei villaggi.