• Sab. Gen 18th, 2025

FARAFINA'S VOICE

"La cultura non fa le persone. Sono le persone a fare la cultura. Il razzismo non dovrebbe esistere, però non vinci un biscotto se lo combatti" - Chimamanda Ngozie Adichie

Evocare gli anni ’60 vuol dire riportare alla mente tanti avvenimenti storici internazionali che vanno dalle catastrofi ambientali quali il maremoto di Cile, a quelle politiche come la costruzione del muro di Berlino. Gli anni ’60 vogliono dire rivoluzione: da quella tecnologica dei primi computer personali, alla conquista della minigonna di Mary Quant, passando per le agitazioni studentesche. Sono anche gli anni in cui l’umanità giunge sulla luna grazie a Neil Armstrong e Buzz Aldrin; i Beattles riscuotono successo con il loro primo 45 giri Love me Do e Martin Luther king pronuncia il suo I have a dream.

Martin Luther King

Mentre tutto questo succedeva in occidente cosa succedeva invece in Africa? Dal punto di vista politico, gli anni ’60 sono gli anni in cui molti stati africani diventano indipendenti. Tra il 1960 e 1962 ben 16 colonie dell’Africa nera ottengono l’indipendenza: dal Senegal alla Somalia, passando per la Costa d’Avorio, il Centrafricana e la Tanzania. In Algeria, invece, la concessione dell’indipendenza dei francesi nel ’61 ha portato ad un tentato colpo di stato dei generali nazionalisti, duramente fermati da De Gaulle. Altro avvenimento importante di cui bene o male siamo tutti a conoscenza grazie anche ai libri di storia, è quello dell’intervento dei caschi blu delle Nazioni Unite nelle guerre civili in Congo e Biafra che però non riescono a sbloccare la situazione.

Quello di cui quasi nessuno sa degli anni ’60 in Africa è l’esplosione letteraria che si è verificata in quasi tutto il continente, più o meno in coincidenza delle varie indipendenze. Gli stati iniziano a prendere coscienza della propria storia coloniale e precoloniale ed iniziano a raccontarle. l‘Africa che si è liberata e che ha costruito nazioni, identità, conquista il diritto alla parola, comincia a far sentire la sua voce. I lunghi racconti recitati intorno ai falò, nelle piazze dei villaggi, sussurrati dalle voci rocche degli anziani iniziano a diventare dei segni neri su carta bianca. Prolifera la letteratura africana.

Dagli anni ’50-60 fino ad oggi c’è stata una grandissima produzione letteraria africana in lingua francese, inglese e portoghese. L’uso della lingua dei colonizzatori era dettato dal desiderio da parte di chi scriveva, di raccontare l’immaginario e il suo vissuto per poi condividerlo con il mondo fuori dai propri confini. Non solo usavano le lingue dei colonizzatori, ma la reinventavano usando espressioni locali, mescolando il lessico per creare una lingua che veicolasse la loro personale identità.

I racconti e le poesie presto iniziano a fare il giro del mondo grazie alla diaspora, ma in Italia in quegli anni siamo ancora ben lontani dal trovare opere di scrittori africani sugli scaffali delle librerie. L’attenzione verso la letteratura africana arriva grazie ai premi nobel dati allo scrittore nigeriano Wole Soyinka, alla sudafricana Nadine Gordimer e all’egiziano Nagib Mahfuz. Dopo questi premi iniziano a proliferare cattedre e corsi sulla letteratura africana e varie associazioni socio-culturali.

Wole Soyinka

Tra i grandi nomi della letteratura coloniale e post spicca quello del nigeriano Chinua Achebe con Things fall apart (Il crollo) ma il primo romanzo scritto da un nero africano che riceve importanti consensi in Europa è Etiopia liberata: studi sull’emancipazione della razza del ghanese Joseph Ephraim Casely-Hayford. La prima pièce teatrale invece è La ragazza che uccideva per salvare: Nongquase la liberatrice del sudafricano Herbert Isaac Ernest Dhlomo. Il primato in Africa orientale è del keniota Ngugi Wa Thiong’o con L’eremita nero una storia educativa sul tribalismo e il razzismo che c’è tra un tribù e l’altra.

Di Lynda Niamke

Dottoressa in Lingue e culture per l’editoria e in Giornalismo e cultura editoriale. Nata in Costa d'Avorio trasferitasi in Italia all'età di 8 anni, vi ha seguito tutta la sua formazione scolastica. L' amore per l'Africa, la port a fare un'esperienza in Ghana, dove perfeziona quelle che sono le sue conoscenze e competenze orali e tecniche nell'ambito del giornalismo.