Da nessuna parte si riusciva a trovare la descrizione di un africano responsabile del suo destino. È questo che mi ha fatto rivoltare e mi ha spinto a scrivere
Ousmane Sembène è stato uno scrittore e regista senegalese, il primo regista di un paese africano a ottenere un riconoscimento internazionale. Considerato tra i più grandi autori e cineasti della cultura africana, Sembène è la figura principale nell’ascesa di un cinema africano postcoloniale indipendente. Sia come scrittore che come cineasta affrontava i temi delle tradizioni, dei costumi, dei legami e delle culture animiste che erano andate perdute in Africa con la conseguente perdita di un’identità.
Nato da una famiglia di pescatori nella zona della Casamance in Senegal, Sembène è stato un autodidatta: nel 1937 prende a schiaffi il direttore del suo istituto, di origine francese, che pretendeva di insegnare il dialetto corso ai ragazzini senegalesi. Questo gli costa l’espulsione. Tra un lavoro santuario e l’altro inizia a frequentare le poche sale cinematografiche della capitale gratuitamente. Dopo aver lavorato come meccanico e muratore, si unì alle forze della Francia Libera nel 1942 come artigliere, prestando servizio in Africa e Francia.
Comincia confusamente a interessarsi alla politica, simpatizzando per il generale De Gaulle. Nel 1946 torna a Dakar, dove partecipa al grande sciopero delle ferrovie del 1947. L’anno dopo si imbarca clandestinamente per la Francia: qui incontra la cultura di stampo anticolonialista, si iscrive al Partito comunista e Partecipa attivamente alla vita della locale comunità africana; si appassiona di letteratura africana e négritude grazie ad alcuni libri letti avidamente nella biblioteca del sindacato e comincia a scrivere poemi e a dipingere. Il suo primo romanzo, “Le Docker Noir“, fu pubblicato nel 1956 con grande successo di critica. Da allora, ha prodotto numerose opere che lo hanno posto in primo piano sulla scena letteraria internazionale.
Dopo dodici anni di permanenza in Europa, negli anni sessanta torna in Africa e si accorge che la letteratura è poco seguita dal suo popolo, analfabeta all’80%. Si rese conto che per raggiungere un pubblico di massa di lavoratori e africani preletterati fuori dai centri urbani, il cinema era un veicolo più efficace della parola scritta. Decide allora di scrive alle personalità di questo mondo artistico che ha avuto la fortuna di conoscere in giro per l’Europa, per poter avere una formazione cinematografica e riceve una risposta dall’Unione Sovietica: nel 1961 arriva a Mosca, dove passa dieci mesi come stagista nei prestigiosi studi Gorkï.
Nel 1970, dopo la liberazione del Senegal, Ousmane torna definitivamente a vivere a Dakar, dove comincia a fare cinema. dopo due cortometraggi, ha scritto e diretto il suo primo lungometraggio, Black Girl (1966). Accolto con grande entusiasmo in numerosi festival cinematografici internazionali, ha anche vinto il prestigioso Premio Jean Vigo per il suo regista. Girato in uno stile semplice, quasi documentario, probabilmente influenzato dalla New Wave francese, Black girl racconta la tragica storia di una giovane donna senegalese che lavora come domestica per una ricca famiglia francese in Riviera, concentrandosi sul suo senso di isolamento e crescente disperazione . Il suo paese potrebbe essere stato decolonizzato, ma lei è ancora una colonizzata, una non persona nel mondo dei colonizzatori. A questi sono seguiti tanti altri capolavori.
Sembène è deceduto nella sua abitazione a 84 anni, a seguito di una lunga malattia che negli ultimi mesi di vita non gli aveva dato tregua.
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