La Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) riconosciuta internazionalmente come Sahara Occidentale nei documenti ufficiali ma non sulla cartina geografica, è uno Stato che si trova nell’area del Maghreb, a Nord-Ovest del Continente africano.
Il Sahara Occidentale è da oltre un secolo sottoposto a occupazioni illegittime, prima degli spagnoli e poi della Mauritania e dei marocchini che hanno potuto contare “sull’appoggio” dei francesi nell’imporsi su questo territorio. Dopo l’indipendenza dagli spagnoli, il popolo Sharawi ha dovuto combattere una guerra per salvare le sue terre dalle mire espansionistiche del Marocco e della Mauritania, che finì poi per tirarsi indietro. Ma questa guerra non finiva più. Visto la crisi di carattere politico e militare in cui stava degenerando la situazione, l’ONU aveva richiesto il “cessate il fuoco” in cambio di un referendum per l’autodeterminazione, ma il Marocco non lo ha mai però permesso bloccando l’iter.
Costretti a scegliere tra continuare a combattere e vedere morire molti di loro o abbandonarsi all’occupazione marocchina, il popolo saharawi ha optato per la migrazione. Molti vivono divisi tra i territori occupati del Sahara Occidentale, i territori liberati (che sono circa un terzo dell’intero territorio), i campi dei rifugiati saharawi situati nell’Hammada di Tindouf (Algeria) e in Mauritania. I campi sono quattro: El Aioun, Dakhla, Aousserd e Smara.
La storia del popolo saharawi è una storia fatta di resiglienza, dignità e amore per il proprio popolo e la propria nazione ma anche di pace: dal 1975, lottano per l’indipendenza e nel frattempo vivono in “case” di fortuna costruite con terra e o lamiere (per i piu fortunati, se cosi si possono definire).
Nel 1980 re Hassan II, re del marocco, vedendo che il suo esercito non riusciva ad avere la meglio sulla guerriglia saharawi, decide di far avviare la costruzione di un muro diffensivo che dividesse i territori utili del Sahara Occidentale da quelli privi di risorse: si tratta di un muro lungo 2700 km, fiancheggiato da mine antiuomo tutt’ora esistente.
I saharawi sono tutt’ora in attesa del referendum per l’autodeterminazione e continuano a vivere divisi fra campi profughi, in condizioni precarie, senza futuro e con gli quanto gli aiuti umanitari riescono a portargli. La vita all’interno di questi campi è totalmente gestita dalle done (visto che la maggior parte degli uomini o sono a combattere o sono emigrati per cercare fortuna), infatti si tratta di una società matriarcale in cui tutto quello che arriva dagli aiuti viene colletivamente condiviso.