Le cause ed i processi che provocano la fuga di milioni di persone. Le guerre per procura, dittature ed ingerenze. Questi sono solo alcuni dei temi trattati in questo toccantissimo libro. Primo scritto da Diawara, ma terzo ad essere pubblicato, il libro si compone di foto e interviste raccolte di nascosto nel carcere e nel lager rischiando la propria vita, per raccontare le condizioni disumane in cui versano le persone sull’altra sponda. Quelli che arrivano con i barconi.
Questo libro, come ha detto l’autore in un’intervista nasce dalla volontà di rendere “testimonianza diretta della realtà disumana che centinaia e migliaia di donne, bambine, bambini e uomini vivono in quel luogo che va oltre l’orrore che è la Libia, nella speranza di poter incidere anche in minima parte nell’opinione nazionale e internazionale, che per la maggior parte ancora è cieca e sorda alle richieste di aiuto.”
“Una geografia del coraggio. Una testimonianza necessaria per la memoria presente e futura della violenza sistemica che nel 21° secolo sta tormentando le vite di milioni di persone in fuga“. Un’analisi storico-politica dei nessi tra neocolonialismo, guerre e migrazioni.
È questo il mare in cui ci si immerge leggendo questo libro, ma il percorso è arduo e lo si percorre attraverso le strade, le città, le oasi, i sentieri e i pericoli del territorio africano compreso tra Burkina Faso, Mali, Algeria e Libia; “il passaggio verso l’Europa con la traversata disperata del Mediterraneo e una serie di luoghi del sistema di accoglienza italiano delle persone richiedenti asilo dalla Sicilia a Roma“.
Due parole su Soumaila Diawara: è un attivista che nasce a Bamako (Mali) nel 1988, dove si laurea in scienze giuridiche con specializzazione in diritto privato internazionale. Arriva in Italia nel 2014, attraverso la Libia dopo che nel 2012 un colpo di Stato sconvolge la sua vita e quella di altri 17 milioni di persone. La lotta per il potere porta a un lungo periodo di repressione e di persecuzione per chi si oppone al nuovo regime. Anche chi ha un passaporto valido e un visto per l’Europa non riesce a uscire indenne dalla trappola delle discriminazioni e viene spinto suo malgrado nelle mani dei trafficanti. Diawara che aveva lavorato 7 anni per il SADI, il partito della Solidarietà Africana per la Democrazia e l’Indipendenza, una formazione politica di opposizione, riesce a scappare e attraverso il suo libro ci accompagna per mano attraverso tutti i paradossi e le tragedie di chi è costretto a migrare per salvarsi la vita.