L’epoca della corsa all’Africa i cui protagonisti furono soprattutto Francia e Gran Bretagna (e in misura minore Germania, Portogallo Italia, Belgio e Spagna), viene fatta risalire ai cento anni compresi tra il 1881, quando la Francia proclamò il suo protettorato sulla Tunisia e il 1980 quando venne riconosciuta l’indipendenza della Rhodesia, ultima colonia europea.
La storia del colonialismo africano però risale a molto prima dell’arrivo degli europei e si divide in tre periodi diversi: Il primo periodo s’identifica con la conquista degli Arabi dell’Africa settentrionale nella valle del Nilo settentrionale dal VII al XV secolo. Furono loro a introdurre il commercio degli schiavi. Il secondo periodo che va dal dal XV al XIX secolo vede la presenza dei mercanti europei sulla costa occidentale e meridionale del continente, i quali diedero via ai commerci e alla tratta atlantica degli schiavi tra l’Africa sub-sahariana e il mondo occidentale. Nel mentre, i Turchi ottomani conquistarono i territori arabi dell’Africa settentrionale, il Maghreb. Il terzo periodo, il più breve, è tra il XIX e il XX secolo, ed è il perodo in cui viene dichiarato illegale il commercio degli schiavi e gli europei prendono il controllo di tutto il continente africano, comprese le regioni precedentemente colonizzate dagli Arabi.
I motivi della presenza straniera sul continente sono chiari a tutti, e dopo decenni di sfruttamento e guerre, inizia la stagione della decolonizzazione. Nel 1951 l’Italia concesse l’indipendenza alla Libia, nel 1956 divennero indipendenti Marocco e Tunisia e nei successivi vent’anni (dal 1957 al 1977) tutti gli Stati dell’africa nera divennero nazioni indipendenti. Indipendenti si fa per dire. Molti stati africani, dalla loro indipendenza politica, commerciale, ideologica e religiosa dagli europei, hanno comunque sempre dipeso economicamente, militarmente e di conseguenza politicamente da loro.
Da qualche anno a questa parte però stiamo assistendo ad un ricambio generazionale, se cosi si può definire, dei colonizzatori. Le vecchie superpotenze Francia e Gran Bretagna sono state surclassate da due nuovi volti: Cina e Russia. La Cina ha colonizzato l’Africa economicamente con ingenti investimenti e pestiti ai governi, mentre la Russia è tornata a cercare posizioni in Africa soprattutto con una serie di accordi militari, attraverso forniture di armi e l’invio di mercenari, la Compagnia Wagner.
Dove troviamo questi mercenari? Libia, Eritrea, Sudan, Algeria, Mali, Burkina Faso, Camerun, Sud Sudan, Guinea equatoriale, Repubblica Centrafricana, Madagascar, Mozambico, Zimbabwe e Niger. Tutti paesi ricchi di risorse naturali di cui anche Mosca ha bisogno e sulle quali si è sviluppata la forza militare e economica della Wagner. Il risvolto politico in cui il Niger si trova ora, ha messo luce su quanto le compagnie militari private o i mercenari siano una realtà ben radicata e che la loro presenza non sia solo per gli interessidei locali.
Non solo la Wagner ma ci sono moltissime compagnie occidentali, mediorientali e asiatiche che hanno firmato contratti con molti stati africani. Le cosiddette guerre per procura sono un fenomeno antico, ma negli ultimi anni sembrano aggravare scenari già complicati invece di risolverli, ma la controversa figura del mercenario è destinata ad essere sempre più presente a causa dell’espansione dei conflitti in varie regioni dell’Africa.
Alla Cina e Russia, come per il primo colonialismo, si affiancano delle potenze minori: dall’Estremo oriente India, Malesia, Indonesia, Corea del Sud e Giappone che investono prepotentemente nel continente; dell’Occidente Stati Uniti, Canada, Australia che hanno incrementato la loro presenza sul piano economico e commerciale; dal mondo arabo le monarchie del Golfo, Qatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita, con la loro grande capacità finanziaria. Ed infine la Turchia, che vende di tutto e costruisce di tutto.
Se il vecchio colonialismo si basava principalmente sull’accapararsi delle risore minerarie, Il nuovo fenomeno coloniale si basa sul land grabbing cioè l’acquisizione di grandi appezzamenti di terre incolte, visto che al continente è sconosciuto l’agricoltura intensiva. Insomma si tratta di un territorio vergine con una potenzialità produttiva formidabile per grandi imprese multinazionali dell’agrobusiness.
Insomma, all’alba del terzo millennio l’Africa si ritrova ancora una volta ad essere il forziere dal quale attingere le risorse per l’assetto geopolitico del pianeta.